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Nuova Alfa Romeo MiTo? Facciamo chiarezza

In questi ultimi giorni, nel mondo degli appassionati del Biscione, ha tenuto banco l’intervista rilasciata da Reid Bigland, CEO di Alfa Romeo, alla rivista britannica Autocar. Nel colloquio si è parlato delle future auto del marchio di Arese attualmente in fase di sviluppo, e nel discorso è emersa l'intenzione dell’azienda di lanciare otto o nove modelli entro il 2021. Tra questi, una specifica menzione è stata riservata all’eventuale erede della MiTo, e la notizia secondo cui nei piani di Alfa Romeo vi sarebbe un nuovo modello di segmento B è in breve tempo rimbalzata in tutto il web, creando un notevole clamore e sollevando non poche questioni a riguardo. È il caso, però, di fare chiarezza, ossia di scavare a fondo nell’argomento per capire quanto vi è di vero e quanto invece è frutto delle fantasie e dei trasformismi giornalistici che, com’è ovvio che sia, sono da sempre “parte del gioco”.


Alla domanda diretta “What next for the MiTo?” (Qual è il futuro per la MiTo?) posta dal giornalista Jim Holder, Bigland ha così risposto:

 
Arguably, the MiTo doesn’t play a role outside Europe, but it continues to make a valuable contribution to Europe, so we’re looking to continue to improve it.

 

Ossia: Probabilmente la MiTo non riveste alcun ruolo al di fuori dell’Europa, tuttavia nel nostro continente continua a fornire un valido contributo. Perciò, prevediamo di continuare a valorizzarlo.


Non si può certo dire che il dirigente del Biscione abbia scoperto fino in fondo le sue carte, anzi: dalle sue parole emerge una certa prudenza nel rivelare il destino futuro della “piccola” di Arese. Tuttavia, a parlare chiaro sono diversi elementi, che di seguito analizzeremo nel dettaglio.

 
In primo luogo, ci sono i dati di mercato da prendere in considerazione: fin dalla sua uscita avvenuta nel 2008, il picco nelle vendite della MiTo è stato registrato nel lontano 2009, quando furono collocate circa 62000 unità in tutta Europa. Da allora, la compatta del Biscione è passata sotto due restyling (il primo avvenuto a metà 2013 e il secondo, più consistente, a marzo di quest’anno) ma i numeri sono man mano diminuiti, con meno di 14000 unità vendute nel corso del 2015 (circa un quarto delle vendite complessive, ma ricordiamo che l’anno scorso Alfa Romeo Giulia non era ancora presente a listino). 


In secondo luogo, occorre osservare dove queste vendite sono localizzate, vale a dire esclusivamente nel vecchio continente, fattore che gioca a sfavore della MiTo sia alla luce della strategia di product placement “globale” voluta da Alfa Romeo per tutti i suoi futuri modelli, sia a causa dei limitati margini di profitto che un unico mercato di riferimento porta con sé. 


Terza circostanza da esaminare è il “momento” in cui è nata la MiTo, ossia un decennio in cui Alfa Romeo faceva affidamento sulla parentela con Fiat per sfruttarne le economie di scala e dunque prevaleva un’ottica di permanenza low-cost sul mercato: oggi, ciò va totalmente a scontrarsi con le ambizioni “premium” di Alfa Romeo nel voler creare un marchio di alta fascia, sia effettiva che percepita. 


In quarto luogo, è il caso di tirare in ballo il piano industriale quinquennale pubblicato da Alfa Romeo nel 2014 (che è possibile analizzare nel dettaglio grazie al Viaggio nel Futuro della nostra Time Machine), dove all’interno dei programmi di sviluppo ufficiali non vi era traccia di un nuovo modello di segmento B. Certo, da allora qualcosa è cambiato: il lancio dei modelli ha subito un ritardo con la conseguenza del completamento della gamma posticipato al 2020; inoltre, recentemente sembra sia entrato in cantiere il progetto di Giulia Sportwagon (ne abbiamo parlato pochi giorni fa in questo articolo). Ciononostante, se da un lato sono cambiate le tempistiche, dall’altro non si può dire lo stesso per la strategia di fondo dell’azienda di Arese, che non prevede di coprire altri segmenti al di fuori di quelli già contemplati dal piano e destinerà a questi modelli l’intera portata degli investimenti, pari a 5 miliardi di euro. 


Infine, è il caso di ricordare le precedenti dichiarazioni dei vertici di Alfa Romeo, che rischiano di spegnere definitivamente ogni speranza per una nuova MiTo: proprio un anno fa (fine ottobre del 2015), l’allora CEO Harald Wester liquidava la questione con poche semplici parole durante un’intervista rilasciata proprio ad Autocar: “La MiTo è una vettura segmento B premium a tre porte prodotta in Europa: nessuno, ora, compra auto come quella, anche se è stata un successo in passato”. Prima di lui, ci aveva pensato Sergio Marchionne in persona, spiegando ad Automotive News Europe (intervista di metà settembre 2015) che MiTo e Giulietta erano l’unica cosa giusta fatta da Alfa Romeo negli ultimi anni, sebbene non rappresentassero nulla di eccezionale (“If you look at the history of our intervention as the owner of the brand, we have done nothing right with the exception of the last two models, the MiTo and Giulietta. With these two cars we did nothing great”), e soprattutto che Alfa Romeo aveva iniziato un processo di rebuilding, dunque una vera e propria ricostruzione del marchio e della sua immagine, un nuovo corso che normalmente viene attuato anche attraverso un cambio totale dei modelli prodotti nel recente passato.


In conclusione, a voler inquadrare il futuro di Alfa Romeo MiTo ci sentiamo di dire che esso è quanto mai in bilico: difficilmente l’esperimento di Alfa Romeo nel segmento B vedrà un rinnovamento, piuttosto esso si fermerà alla fine della vita del modello (presumibilmente nel 2018, anno in cui dovrebbe uscire l’erede di Giulietta, un nuovo modello che quindi potrebbe essere capace di mirare al pubblico sia dell’attuale Giulietta che della stessa MiTo). Con molta probabilità la decisione definitiva verrà presa quando altri modelli verranno immessi sul mercato (mid-size e full-size SUV, Sportwagon, Ammiraglia) e quando il loro andamento nelle vendite apparirà ben chiaro: se essi dovessero ottenere il successo sperato, allora potrebbe anche paventarsi un ulteriore allargamento della gamma, con un conseguente nuovo barlume di speranza per i fan della MiTo, ma ciò non accadrà prima del 2019 o 2020, un orizzonte temporale davvero lungo  - considerati i cicli del mercato in constante mutamento - per mantenere intatte le prospettive del modello di segmento B sotto il marchio del Biscione.

 

Alfa Insight Corner

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