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SZ è la sigla per “Sprint Zagato”, ed identifica l’autovettura sportiva prodotta da Alfa Romeo dal 1989 al 1991 in un numero limitato di esemplari (in tutto 1036, esclusivamente di colore rosso e con interni beige o neri con l’unica eccezione di una SZ nera con interni rossi, destinata ad Andrea Zagato). Sviluppata, come suggerisce il nome, in partnership con la Zagato (che si occupava anche dell’assemblaggio nel proprio stabilimento di Terrazzano di Rho, alle porte di Milano), venne creata con il preciso intento di stupire gli appassionati di automobilismo: ne è chiara testimonianza la sua linea singolare e la sua forma estetica appositamente studiata per sfruttare il cosiddetto “effetto suolo”.
Robert Opron del Centro Stile Fiat fu responsabile dei bozzetti iniziali, mentre Antonio Castellana si occupò principalmente degli interni e della finitura finale dei dettagli. Lo stile tagliente e brutale, unito all’avveniristica carrozzeria in materiale termoplastico (chiamato Modar, realizzato dall’italiana Carplast e dalla francese Stratime), si sposavano decisamente bene con lo scopo dell’auto, ovvero essere un concentrato dei progressi e delle avanguardie tecnologiche raggiunte dalla casa del Biscione sul finire degli anni ‘80.
La meccanica e il pianale della SZ erano totalmente ereditati dal prototipo da corsa 75 Turbo IMSA, che nei due anni precedenti aveva monopolizzato il Giro Automobilistico d'Italia, riprendendo quindi – oltre chiaramente alla trazione posteriore – lo schema transaxle con cambio al posteriore e retrotreno con ponte De Dion; il propulsore era il V6 Busso da 2959 cm³, dalla caratteristica disposizione a V di 60° e 12 valvole, della 75 Quadrifoglio Verde che, opportunamente elaborato, erogava 210 CV: una potenza che permetteva di raggiungere i 245 km/h di velocità massima e di accelerare da 0 a 100 km/h in 7 secondi.
I freni erano derivati dalla 75 Turbo Evoluzione. Le sospensioni vennero modificate da Giorgio Pianta, ingegnere e team manager delle squadre corse rally del Gruppo Fiat, che le perfezionò sostituendo i tradizionali silent-block in gomma vulcanizzata all’avantreno e al retrotreno con dei più efficienti omologhi realizzati in politetrafluoroetilene (PTFE): l'utilizzo di questo polimero in loco della tradizionale gomma donò alla SZ un ridotto rollio e un migliorato handling nella guida, specie sullo sconnesso e nei cambi di direzione, punto sofferente della “genitrice” Alfa 75, donandole un comportamento stradale da vera sportiva. Infine, venne introdotto un sistema idraulico per variare l’altezza da terra.
Un altro nome con cui questa leggendaria Alfa Romeo è nota è “ES-30” (Experimental Sportscar 3.0 litres), ma il vero soprannome che ha saputo guadagnare negli anni è – più eloquente di qualsiasi descrizione – “Il Mostro”. Immediatamente dopo la fine della sua produzione, tra il 1992 e il 1993 ne fu commercializzata anche una versione cabriolet, la RZ.
Fonte: Wikipedia